Ottavo regalo Apple: vale davvero la pena scaricarlo?

L’ottavo regalo da parte di Apple è stato ormai rilasciato. Si tratta, come detto in un precedente articolo, di Olive Comprese, libro che porta l’indelebile firma del famoso autore Andrea Vitali. Ciò che però molti utenti si stanno chiedendo in queste ore è: “Vale davvero la pena investire dello spazio sul nostro device scaricando il libro”? Ebbene, noi di GuidaiPhone abbiamo oggi il piacere di rispondervi.

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Per aiutarvi a prendere la decisione di scaricare dapprima l’e-book e di intraprenderne successivamente la lettura vi riportiamo la recensione del libro in oggetto:

Indovini un po’ il lettore quale doppio senso si celi nel titolo dell’ultimo romanzo di Andrea Vitali, Olive comprese. Quale malizia dietro l’immagine apparentemente innocente del medico di Bellano (riva orientale del lago di Como) che libro dopo libro è arrivato a conquistarsi, come avrebbe scritto Virgilio Brocchi, il suo posto nel mondo (letterario).
E certo non immeritatamente, perché i romanzi di Vitali hanno la sveltezza franca e l’aguzza malizia del “moralista” che nella specola piccola del suo lago sa pescare con lenze flessibili e ami arguti storie e personaggi, segreti e manie, macchiette e figurine. Una capacità di ritagliarsi – nel genere del romanzo di costume, magari mescolando con altre misture – un teatrino di umoristica vivacità, che la scelta dei tempi d’entrata e la fissità dei caratteri modulano in un’assortita gamma di esiti, dal sorriso (anche amarognolo) alla franca risata, come succede nel mondo maturo di un narratore d’altre sponde lacustri (dal Cusio al Maggiore) come Piero Chiara, del resto da molti critici puntualmente evocato.
Qui il proscenio è quello dell’Italia fascista (tra la guerra di Spagna e la conquista dell’impero che riappare sui colli di Roma-doma), con tutta l’umana fauna dei pavidi e dei prepotenti, dei fatui e dei grotteschi, dei “vitelloni” e dei perbenisti, dei profittatori e dei poveri cristi che s’annidano in una provincia torpida, di noia colloidale, di letargica e larvale consistenza. Un paese (proprio quello di Bellano) che va al di là del suo toponimo e che aspira a essere un paese-mondo, capace di strapparsi al suo cordone ombelicale.
Un notabilato minimo, una borghesia bottegaia e una varia umanità composta da una coppia laconica, da un cacciatore ipovedente, da una vedova né simpatica né antipatica, da un albergatore di rara bruttezza, da un meccanico loquace, da una donna di costumi non proprio specchiati, da un’altra fattucchiera e “divinatrice”, senza dire di qualche comparsa di bevitore, di mutilato, di lestofante, di sfaccendato. Un notaio pretino. Un prevosto timorato. Una perpetua manzoniana. Una serva tuttofare. Un filandiere-podestà con la moglie neurotica e credulona. Un ufficiale delle Regie Poste. Un segretario comunale. Un segretario del fascio. Un oste. Un probo maresciallo. Un medico non meno probo. Quattro giovanotti in vena di trasgressioni da strapazzo, buoni a concepire sfregi da quattro soldi, scherzi da prete e giusto qualche fuga ai bordelli di Lecco (con tutta il loro corredo di tenutarie invitanti e di irremissibili creature gaddesche, come qui la Drizzona) nelle giornate di festa grande.
Per non dire dell’onomastica fantasiosa, un vero e proprio inventario di destini, capace di rinviare a quei cataloghi che sono per se stessi un’avventura: da Maria Isnaghi a Eufrasia-Euforbia Sofistrà, da Anselmo Crociati a Evaristo Sperati, da Luigia Piovati detta Luigina Uselànda, a Dilenia Settembrelli, da Amilcare Camozzetti a Ermete Bonaccorsi, da Enea Anomali a Erlando Biancospini, da Giacinta Biovalenti a Evaristo Sperati detto il Risto, da Melchiorre Girabotti alla figlia Filzina, da Maristella Capa in Maccadò a Rosa Maria Ancella Grigli. Non sono che esempi scelti di un catalogo che a dirlo tutto occuperebbe ancora un bel po’ di spazio. Un catalogo che s’incrocia con i toponimi di un orizzonte breve e circoscritto, non disgiunto da una certa malinconia. Da Morcate a Varenna, da Perledo a Dervio, da Cernobbio a Menaggio, i nomi di un mondo che sta tutto in un giro di battello, ma è che capace di costituire un palcoscenico di prigioni e di sogni.
Sono gli ingredienti principali di una storia che si dirama in tante storie imbarcando gli enigmi di più morti misteriose, di più vite incrociate, di più fatti collegati a qualche tirante più o meno dissimulato, che trovano alla fine un loro scioglimento più o meno felice. Vitali sa orchestrare il suo mondo con sottile equilibrio di fughe e riprese in capitoli che possono andare da qualche pagina a qualche riga, aprendosi e chiudendosi con calibrata sprezzatura? Addentellandosi in una storia che prende dal ritmo – più ancora che dalla trama – la ragione del suo esistere. Un linguaggio affabile e piano che si modula in un parlato e dialogato frequente, non disdegnando i passaggi schietti e bassi della volgarità più vigilata. Nella sua probità narrativa, capace di restituire il suono di una voce educata, Olive comprese ha l’innegabile merito di farsi leggere con gusto (da “L’Indice”).

A questo punto non ci resta che attendere i vostri pareri sul libro, che potrete esprimere nei commenti dell’articolo.

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